
Anno | 2025 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Francia |
Regia di | Richard Linklater |
Attori | Zoey Deutch, Alix Bénézech, Paolo Luka Noé, Nicolas Dozol, Guillaume Marbeck Tom Novembre, Jade Phan-Gia, Aubry Dullin, Côme Thieulin, Blaise Pettebone, Adrien Rouyard, Matthieu Penchinat, Jean-Jacques Le Vessier, Bruno Dreyfurst, Laurent Mothe. |
Tag | Da vedere 2025 |
Distribuzione | Lucky Red, Bim Distribuzione |
MYmonetro | 3,96 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 maggio 2025
La storia dietro il leggendario film Fino all'ultimo respiro.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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1959. La nouvelle vague impazza a Parigi e i primi film girati dai suoi esponenti François Truffaut e Claude Chabrol raccolgono un plauso unanime. Manca solo a Jean-Luc Godard di passare dietro la macchina da presa, ma si convince a farlo e trova l'aiuto del produttore Beauregarde. Ne nascerà Fino all'ultimo respiro, film-simbolo della nouvelle vague, destinato a cambiare per sempre la storia del cinema.
Chi pensa che Richard Linklater sia solo un regista texano con un penchant per il romanticismo avrà modo di ricredersi con questo appassionato omaggio a un momento-chiave della storia del cinema.
La cinefilia di Linklater, onnivora e maniacale, è d'altronde stata la spinta primigenia del suo debutto da regista indipendente, e il nostro se ne ricorda nel ritratto di un altro esordio, quello prototipale e indimenticabile di Godard con Fino all'ultimo respiro, delizia di ogni film buff degno di questo nome. Girando per la prima volta in francese e con un cast quasi interamente transalpino, Linklater si dimostra a suo agio nel vestire i panni del narratore asettico, interessato innanzitutto a intrattenere, con garbo e humour, senza mai pontificare.
La ricostruzione dell'atmosfera di quegli anni è meticolosa e irripetibile, rispettosa della materia trattata ma umile nell'approccio, senza voler inseguire discorsi concettuali o sperimentalismi, come sarebbe potuto avvenire nelle mani di uno dei molti emuli di Godard, che del maestro hanno ereditato solo l'egocentrismo. Linklater passa in rassegna i volti noti e meno noti di quel mondo - Claude Chabrol, François Truffaut, Jacques Rivette, Robert Bresson, Agnès Varda, fino a Rossellini, Bresson e Melville - affidandone il ruolo ad attori poco conosciuti e talentuosi, che insistono sulla mimesi interpretativa senza mai eccedere.
Il volto più noto è quello di Zooey Deutch, che rende bene le contraddizioni di Jean Seberg e prova a uscire dall'idea che abbiamo di lei, alimentata dal suo tragico epilogo. Qualche semplificazione è inevitabile, così come qualche ripetizione ad uso e consumo di un target che potrebbe conoscere poco o nulla della storia raccontata - la trimurti Godard-Truffaut-Chabrol enunciata pedissequamente a ogni occasione, i giochi di parole su dégolas - ma è un piccolo compromesso, necessario per poter gestire l'equilibrio tra alto e basso e rivolgersi ai non iniziati.
La sceneggiatura ribadisce più volte come immaginare senza vedere alimenti il desiderio e il mistero e infatti Linklater costruisce un film intero sul fuoricampo, su ciò che non si è visto, e che presumibilmente è avvenuto, sul set di All'ultimo respiro. Tra una scena e l'altra, in momenti strappati alla quotidianità, che restituiscono a Godard e Truffaut una natura umana e non agiografica, quella di due amici sinceri, seppur non immuni da gelosie e invidie.
Linklater si limita a raccontare una storia esemplare nel più naturale dei modi possibili, senza inseguire cerebralismi o sperimentazioni, cercando di cogliere quella leggerezza di spirito che era propria della nouvelle vague originaria, assai più del "manzonismo degli stenterelli" che si è protratto fino ai giorni nostri. Ma il far sembrare questa operazione più semplice di ciò che non sia è indice della grandezza del narratore, anziché di suoi presunti limiti.
Parigi, 1959. La nouvelle vague è già un'espressione, i "Cahiers" una certezza, I 400 colpi un successo (è dégueulasse, cioè orrendo e dunque stupendo per i Giovani turchi) e il solo Godard non è ancora passato alla regia. Lo farà anche lui, e la storia di come si arrivò a Fino all'ultimo respiro è ciò di cui parla il film di Linklater, che da americano ha osato omaggiare il cinema francese nel santuario [...] Vai alla recensione »
Nouvelle vague fa rivivere le movimentate riprese di Fino all'ultimo respiro di Jean-Luc Godard e ci trasporta nella vitalità di una piccola troupe di cinefili convinti, non a torto, di rivoluzionare il cinema. L'eccitazione venata di inquietudine della nouvelle vague (perché Godard ha il panico da palcoscenico del debuttante) contribuisce al fascino di quest'opera omaggio, che vuole solo raccontare [...] Vai alla recensione »
Una questione di respiro, ultimo o primo che sia poco importa: qui non si tratta di remake - quello c'è già ed è bellissimo: firmato nel 1983 da un altro americano indipendente di sistema di nome Jim McBride. Richard Linklater lavora in presa diretta sul "make": Nouvelle Vague è un film che fa un film che fa un film... Distanza di sicurezza pari a zero, si prende i rischi di giocare col fuoco (sacro) [...] Vai alla recensione »
Dopo Blue Moon che abbiamo potuto apprezzare alla Berlinale, Nouvelle Vague è il secondo film di Richard Linklater a venir presentato ad un festival nel breve spazio di tempo di pochi mesi. Questo a confermare un momento particolarmente creativo e felice di un autore abituato a lunghe ed intense fasi produttive. E lo spirito e lo stile rispecchiano il film.
«L'universo si sta dilatando», dice Alvin bambino, alter ego infantile di Woody Allen in Io e Annie, nel ritratto di un fanciullo che si mostrava già eccentrico e cupo. Una mentalità cinica quanto ingenua come quella di Fuki, la protagonista del film Renoir, opera seconda di Chie Hayakawa, in concorso al Festival di Cannes 2025. La regista giapponese si era segnalata per il suo primo film, Plan 75, [...] Vai alla recensione »
Un atto d'amore. Per Fino all'ultimo respiro , per Godard, per la Nouvelle Vague e naturalmente per il cinema. Il nuovo film di Richard Linklater (che già a Berlino quest'anno aveva ricevuto applausi e un Orso per l'attore non protagonista con Blue Moon ) racconta come è nato ed è stata girato Fino all'ultimo respiro , il film che con I 400 colpi di Truffaut ha dato il via alla Nouvelle Vague (che [...] Vai alla recensione »
«Questo non è un film sul rifare Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle). Volevo tuffarmi nel 1959 con mia macchina da presa e ricreare quell'era, quell'atmosfera. Volevo passare del tempo con il gruppo della Nouvelle Vague» . Così afferma Richard Linklater nelle note di produzione di Nouvelle Vague, il suo ultimo film, presentato in concorso. Trascorrere del tempo con - in inglese hanging out [...] Vai alla recensione »
Sembra un finto documentario alla Zelig , in inglese un "mockumentary" ("mock" significa "prendere in giro"). In realtà è molto di più: Nouvelle Vague , nuovo film dell'americano Richard Linklater, è nell'ordine: una lettera d'amore al cinema; un viaggio nel tempo; un inno alla creatività; un tour de force stilistico che da un lato ricrea i film della Nouvelle Vague francese a cominciare dallo splendido [...] Vai alla recensione »
La grande illusione. Girare Nouvelle Vague nell'anno in cui è stato realizzato, il 1959. Si vede subito dai titoli di testa, nell'immagine sgranata e nell'anno indicato sotto il titolo del film. È la prima grande magnifica truffa del nuovo film di Richard Linklater, forse l'hommage più diretto e l'atto d'amore al cinema francese da parte di quello statunitense degli anni Duemila dopo Frances Ha di [...] Vai alla recensione »
Un film che mette in scena Jean-Luc Godard nell'atto di mettere in scena A bout de souffle. Linklater ha aggiunto: girato con lo stile e lo spirito di Jean-Luc Godard che gira A bout de souffle. Un film americano in francese, con attori francesi, che racconta la Nouvelle Vague del 1959, girato a Parigi e a Cannes (con qualche ripresa a Marsiglia...), presentato a Cannes per una platea di critici (soprattutt [...] Vai alla recensione »
Nouvelle Vague è un film diretto, schietto, quasi all'impronta, che rifugge i fronzoli in modo sistematico e verrebbe da dire ideologico. Gioca sulla frontalità, sulla nettezza dell'immagine, sul fatto che è in scena ciò che è fuori dalla scena, nella vita normale: perché procurarsi delle comparse quando un uomo che barcolla e cade a terra a Rue Campagne Première, a due passi dal cimitero di Montparnasse, [...] Vai alla recensione »
Un affettuoso omaggio: cosa è stata la Nouvelle vague, come e perché ha cambiato la storia del cinema, come ha modificato la sua percezione? Ma non solo. Un riassunto didattico, mai nostalgico: come fu girato uno dei capolavori storici e soprattutto capace di indicare un confine tra quello che c'era stato e quello che ci sarà? Ma non solo. Un lavoro mimetico: com'erano, anche fisicamente, gli artisti [...] Vai alla recensione »
Che comunione di amorosi sensi, quella tra Francia e America. A Cannes 78., almeno dove gli States sono di casa, a patto che non le mandino a dire al 45° e 47° presidente, Donald J. Trump: ci ha pensato la Palma d'Onore De Niro, ci ha riflettuto, con apprezzabile preveggenza, Eddington di Ari Aster. Al di là della contingenza, e congerie, geopolitica, tra galletti e yankee va a gonfie vele, e proprio [...] Vai alla recensione »