
Anno | 2025 |
Genere | Thriller, |
Produzione | USA |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Trey Edward Shults |
Attori | The Weeknd, Jenna Ortega, Barry Keoghan, Riley Keough, Roman Mitichyan . |
Uscita | lunedì 23 giugno 2025 |
Distribuzione | Notorious Pictures |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 25 giugno 2025
Un thriller psicologico dai toni visionari che racconta la discesa in un'odissea esistenziale e psichedelica di un musicista insonne. Al Box Office Usa Hurry Up Tomorrow ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 5,2 milioni di dollari e 3,3 milioni di dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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The Weeknd scrive, canta e mette in scena, Abel Tesfaye beve, strippa e coltiva relazioni tossiche. The Weeknd e Abel Tesfaye sono la stessa persona, il primo è l'alias artistico del secondo, il secondo l'avatar del primo, ed entrambi si godono il successo come popstar planetaria sempre in movimento e creazione tra concerti, videoclip e film. Durante l'ultima performance a Los Angeles, però, The Weeknd/Tesfaye perde la voce sul palco, e quando gli viene diagnostica una disfonia di natura nervosa, i traumi di cui nutre la sua musica esplodono definitivamente. Mentre il manager Lee cerca di preservarne la carriera, The Weeknd/Tesfayer si imbarca in un viaggio allucinato con una fan, la misteriosa Ani.
The Weeknd, la star globale da milioni di dischi, si fa accompagnare in questo ultimo (?) atto da Jenna Ortega e Barry Keoghan.
The Weeknd è Abel Tesfaye e Abel Tesfaye è The Weeknd, dicevamo. Alias e avatar, certo, anche nom de plume e alter ego, in un certo qual modo perfino nickname e utente, ma soprattutto doppelgänger l'uno dell'altro. Sì, perché non è chiaro a nessuno, forse nemmeno a lui stesso - a loro stessi -, chi si nutra di chi, cosa alimenti cosa, se la vita sotto il palcoscenico dia il là a tutto il resto oppure sia soltanto il pallido riflesso della sublimazione distillata sopra. Non si tratta della coppia binaria persona/personaggio quanto piuttosto di una relazione iconica, nel senso di immagini in rapporto più o meno diretto con la realtà - quale, non si sa.
Immagini, realtà, rappresentazione. Ecco, se c'è qualcosa che Hurry Up Tomorrow fa è fissare una volta per tutte il percorso di vita fuori e dentro le scene di The Weeknd, cioè Abel Tesfaye, uno dei protagonisti/personalità più importanti dell'industria spettacolare mondiale degli ultimi dieci anni. Il film diretto da Trey Edward Shults è infatti la forma definitiva di tutti gli album (colonne sonore?), tutti i videoclip (trailer?) e tutti i palchi (set?) della, letteralmente, multi-forme carriera di The Weeknd, visione che contiene ogni cosa precedente non come aberrante patchwork ma piuttosto naturale sincretismo.
E la riprova ne è l'apertura e insieme la chiusura che Hurry Up Tomorrow porta con sé: Shults, regista della scuderia A24, visto e segnalato per It Comes at Night e Waves - Le onde della vita, è stato prima chiamato da Tesfaye a dirigere e poi difendere la propria cifra autoriale contro l'estetica-Weeknd; e lo stesso Tesfaye, da più parti, ha iniziato a far filtrare la possibilità di abbandonare una volta per tutte l'universo-Weeknd. Hurry Up Tomorrow, insomma, è il precipitato finale di tutto quello che è venuto prima e forse la pietra iniziale di quello che verrà dopo.
Così il modo per non vanificarne l'esperienza spettatoriale è sciogliere il dedalo di ritorni e rimandi che sorregge il film: sì, Tesfaye, e appresso a lui Shults, coltivano la complessità, l'inaccessibilità, insistono sulla maniera, sulla gravitas, peccano di rigidità, di freddezza, ma sempre all'interno di un percorso coerente e irrinunciabile che trova qui la sua formula stabilizzante. Certo, lo spettatore della sala può e deve rigettare tutto questo, legittimo, ma la criticità sta proprio nel maneggiare un tale prodotto culturale, punto di arrivo di un artista - The Weeknd, appunto - che ha il più alto numero di canzoni ad aver raggiunto almeno un miliardo di ascolti, che è stato il primo performer ad esibirsi per un live/film-concerto di Spotify e che ha investito di tasca propria sette milioni di dollari per tirare su l'halftime show del Super Bowl 2021.
Poi, se si vuole continuare a contare e non a pesare, Hurry Up Tomorrow ha dietro una covata di studios e label quasi imbarazzante a riprova della sua portata (Lionsgate, Republic Records, XO, Manic Phase, Live Nation, CAA, WME), quanto davanti si trascina il discorso pubblico e privato della serie HBO The Idol (Tesfaye crea e interpreta un personaggio senza talento musicale, poi nel mezzo delle travagliate riprese perde realmente la voce durante un concerto a Los Angeles e tutto questo porta al film di Shults). L'auto-mostrazione di forza, l'auto-narrazione di getto, sono esplicito manifesto artistico decennale e miliardario.
Quindi, dove collocare questo Hurry Up Tomorrow? Nel posto che gli spetta, cioè vanity project e quarta prova di un regista indipendente, progetto musicale e uscita cinematografica. Nel suo mix di generi giustapposti eppure necessari l'uno all'altro, il film di Shults - e assieme creazione di Tesfaye - ci sbatte da una parte all'altra per la sua difficoltà di mettere in piedi le sequenze apparentemente più semplici mentre si affatica a creare coreografie complesse per le immagini più innocue, soccombendo alla collisione tra sincerità e costruzione. Proprio come The Weeknd. O Abel Tesfaye.